Translate

giovedì 21 novembre 2013

21 Novembre Festa della Salute a Venezia


La Festa della Salute è sicuramente tra le feste veneziane quella dall'impatto meno "turistico", tradizione che evoca un sincero sentimento religioso popolare. A tutt'oggi, il 21 novembre, migliaia di persone percorrono il ponte votivo di barche eretto per l’occasione sul Canal Garande che unisce Santa Maria del Giglio alla punta della Dogana e vanno in pellegrinaggio alla chiesa della Salute a rendere omaggio alla Madonna e ad accendere un cero affinché interceda per la loro salute.

Sfilando in migliaia davanti all'altare maggiore dell'imponente Chiesa della Salute i veneziani perpetuano il secolare vincolo di gratitudine che lega la città alla Vergine Maria. Durante tutta la giornata, nella basilica, tenuta aperta senza interruzione, vengono celebrate in continuazione messe e rosari, con un afflusso continuo di fedeli. 


La storia

Nel 1630 la peste bubbonica si abbatte su tutto il nord Italia e anche su Venezia. Il doge fa voto di erigere una chiesa intitolata alla Salute, chiedendo l'intercessione della Vergine Maria per porre fine alla pestilenza. Il contagio della peste si estende a Venezia in seguito all'arrivo di alcuni ambasciatori di Mantova, città già molto colpita dall'epidemia, inviati a chiedere aiuti alla Repubblica di Venezia. Gli ambasciatori vengono alloggiati in quarantena nell'isola di San Servolo, ma nonostante questa precauzione alcuni falegnami entrati in contatto con gli ospiti subiscono il contagio e diffondono il morbo nell'area cittadina. L'epidemia è  particolarmente virulenta: nel giro di poche settimane l'intera città viene colpita, con pesanti perdite tra gli abitanti e ne sono vittime lo stesso doge Nicolò Contarini e il patriarca Giovanni Tiepolo. Nel momento culminante dell'epidemia, in assenza di altre soluzioni, il governo della Repubblica organizza una processione di preghiera alla Madonna, a cui partecipa per tre giorni e per tre notti tutta la popolazione superstite. Il 22 ottobre 1630 il doge fa voto solenne di erigere un tempio votivo particolarmente grandioso e solenne se la città fosse sopravvissuta al morbo.



Poche settimane dopo la processione, l'epidemia subisce prima un brusco rallentamento per poi lentamente regredire fino a estinguersi definitivamente nel novembre 1631. Il bilancio finale è  stimato in quasi 47.000 morti nella sola cittá di Venezia (oltre un quarto della popolazione) e quasi 100.000 nel territorio del Dogado. Il governo decreta allora di ripetere ogni anno, in segno di ringraziamento, la processione in onore della Madonna denominata da allora della "Salute"e di erigere una basilica in onore della Madonna.



La posizione per la nuova basilica doveva essere una zona di primo piano, con vista sul Bacino di San Marco. Vince il progetto dell'architetto Baldassare Longhena che progetta la costruzione di un tempio barocco a struttura ottagonale sormontato da un'imponente cupola. Opera gigantesca per l’epoca basti pensare che la basilica  poggia su più di 1 milione di tronchi di legno. La costruzione dura 56 anni ed infine la Basilica della Madonna della Salute viene consacrata il 9 novembre 1687, il doge Marcantonio Giustinian farà solenne giuramento che la Signoria avrebbe fatto visita al sacro tempio il 21 novembre di ogni anno

Si tratta di una chiesa a pianta ottagonale, con una facciata strutturata nelle famose sculture chiamate orecchioni, che ricordano appunto delle orecchie enormi, che contribuiscono a bilanciare l'enorme colpo visivo della cupola. Solo nella ricorrenza del 21 novembre tutti gli otto altari nelle loro nicchie sono aperti al pubblico e quindi visitabili. L'altare centrale della Basilica di Santa Maria della Salute, custodisce un’icona bizantina di una Madonna nera. È la Madonna della Salute o Mesopanditissa, che proviene dall'Isola di Creta e che fu portata a Venezia da Francesco Morosini nel 1670, quando i veneziani dovettero cedere l'isola ai Turchi.

Oltre alla tradizionale processione e alla messa è tradizione nel giorno della festa della Salute, mangiare una pietanza a base di carne, la cosiddetta "castradina”. La castradina sembra derivare dalle ricette della costa dalmata che era allora parte della Repubblica di Venezia, ed è composta da carne di montone e verze in brodo, timo e cipolle. Una nota su questo piatto di Elio Zorzi tratta dal suo libro Osterie Veneziane del 1928 ci dice che la denominazione sembra risalire all'anno 1173 come Sicce carnis de Romania et Sciavinia. In origine, era solo la carne di montone salato e poi affumicata ed essiccata al sole e conservata nelle navi mercantili, per nutrire i marinai veneziani che attraversano il Mediterraneo e che viaggiavano verso paesi lontani. Si tratta di un cosciotto di montone salato, affumicato e stagionato la cui preparazione è molto lunga.
Ricetta:
Procurati la carne (le macellerie, i “becheri” a Venezia, da qualche anno, hanno ricominciato a venderla), mettila in acqua ballente e lascia che si raffreddi, quindi cambia l’acqua e falla nuovamente bollire e poi raffreddare. Continua così per 4/5 volte (ci vorrà un giorno intero, ma è indispensabile per togliere il forte sapore dell’affumicatura, la salatura e per far “rinvenire” la carne). A questo punto falla bollire per un paio d’ore in un brodo di cipolla, sedano, carota, alloro e bacche di ginepro. Lascia raffreddare e togli con cura tutto il grasso rappreso in superficie. Rimetti la pentola sul fuoco aggiungendo abbondante cavolo verzotto tagliato à la julienne, cuoci senza fretta, fino a quando le verze saranno ben cotte e la carne tenera.


Visto che il 21 novembre oltre alla Madonna della Salute si festeggiava anche il compleanno di mio padre questa festa nella mia famiglia è sempre stata molto sentita.. Nei miei ricordi in questa giornata che tradizionalmente era nebbiosa, fredda e a volte con acqua alta, fin dal mattino presto si assisteva ad una lenta e continua processione di fedeli che attraversando il ponte votivo giungevano alla basilica. Tutto intorno era pieno di bancarelle dove si vendevano le tradizionali candele votive lunghe e fini da accendere in basilica in onore della Madonna. Inoltre, sempre ai piedi della basilica, ovunque erano presenti le bancarelle con i dolci tipici, torrone e frittelle il cui indimenticabile odore ti seguiva e ti rimaneva nel naso durante tutto il giorno. Dopo una lunga fila in attesa di poter entrare, all’ingresso in basilica l’altro odore tipico che ti assaliva fortissimo era quello dell’ incenso. Entrando l’aria era densa e surreale e l’imponente Madonna mi abbracciava nella sua bellezza. Da bambina quello che piú mi abbagliava di quella splendida icona erano quelle incredibili collane d’oro, scintillanti da cui non potevo staccare gli occhi e poi naturalmente il premio finale dopo ore di cammino, di preghiera e di attesa: una fragrante pastina piena di crema e zucchero a velo! Che meravigliosi ricordi. Ecco di seguito un piccolo video dell'occasione per ricavarne alcune impressioni: 

Nessun commento:

Posta un commento