La Festa della
Salute è sicuramente tra le feste veneziane quella dall'impatto meno
"turistico", tradizione che evoca un sincero sentimento religioso popolare.
A tutt'oggi, il 21 novembre, migliaia di persone percorrono il ponte votivo di
barche eretto per l’occasione sul Canal Garande che unisce Santa Maria del
Giglio alla punta della Dogana e vanno in pellegrinaggio alla chiesa della
Salute a rendere omaggio alla Madonna e ad accendere un cero affinché interceda
per la loro salute.
Sfilando in
migliaia davanti all'altare maggiore dell'imponente Chiesa della Salute i
veneziani perpetuano il secolare vincolo di gratitudine che lega la città alla
Vergine Maria. Durante tutta la giornata, nella basilica, tenuta aperta senza
interruzione, vengono celebrate in continuazione messe e rosari, con un
afflusso continuo di fedeli.
La storia
Nel 1630 la peste
bubbonica si abbatte su tutto il nord Italia e anche su Venezia. Il doge fa
voto di erigere una chiesa intitolata alla Salute, chiedendo l'intercessione
della Vergine Maria per porre fine alla pestilenza. Il contagio della peste si
estende a Venezia in seguito all'arrivo di alcuni ambasciatori di Mantova, città
già molto colpita dall'epidemia, inviati a chiedere aiuti alla
Repubblica di Venezia. Gli ambasciatori vengono alloggiati in quarantena
nell'isola di San Servolo, ma nonostante questa precauzione alcuni falegnami
entrati in contatto con gli ospiti subiscono il contagio e diffondono il morbo
nell'area cittadina. L'epidemia è
particolarmente virulenta: nel giro di poche settimane l'intera città
viene colpita, con pesanti perdite tra gli abitanti e ne sono vittime lo stesso
doge Nicolò Contarini e il patriarca Giovanni Tiepolo. Nel momento culminante
dell'epidemia, in assenza di altre soluzioni, il governo della Repubblica
organizza una processione di preghiera alla Madonna, a cui partecipa per tre
giorni e per tre notti tutta la popolazione superstite. Il 22 ottobre 1630
il doge fa voto solenne di erigere un tempio votivo particolarmente grandioso e
solenne se la città fosse sopravvissuta al morbo.
Poche settimane
dopo la processione, l'epidemia subisce prima un brusco rallentamento per poi
lentamente regredire fino a estinguersi definitivamente nel novembre 1631. Il
bilancio finale è stimato in quasi
47.000 morti nella sola cittá di Venezia (oltre un quarto della popolazione) e
quasi 100.000 nel territorio del Dogado. Il governo decreta allora di
ripetere ogni anno, in segno di ringraziamento, la processione in onore della
Madonna denominata da allora della "Salute"e di erigere una basilica
in onore della Madonna.
La posizione per
la nuova basilica doveva essere una zona di primo piano, con vista sul Bacino
di San Marco. Vince il progetto dell'architetto Baldassare Longhena che
progetta la costruzione di un tempio barocco a struttura ottagonale sormontato
da un'imponente cupola. Opera gigantesca per l’epoca basti pensare che la
basilica poggia su più di 1 milione di
tronchi di legno. La costruzione
dura 56 anni ed infine la Basilica della Madonna della Salute
viene consacrata il 9 novembre 1687, il doge Marcantonio
Giustinian farà solenne giuramento che la Signoria avrebbe fatto visita al
sacro tempio il 21 novembre di ogni anno
Si tratta di una chiesa a pianta ottagonale, con una facciata
strutturata nelle famose sculture chiamate orecchioni, che ricordano appunto
delle orecchie enormi, che contribuiscono a bilanciare l'enorme colpo visivo della
cupola. Solo nella ricorrenza del 21 novembre tutti gli otto altari nelle loro
nicchie sono aperti al pubblico e quindi visitabili. L'altare centrale della Basilica di Santa Maria della
Salute, custodisce un’icona bizantina di una Madonna nera. È la Madonna della
Salute o Mesopanditissa, che proviene dall'Isola di Creta e che fu portata a
Venezia da Francesco Morosini nel 1670, quando i veneziani dovettero cedere
l'isola ai Turchi.
Oltre alla
tradizionale processione e alla messa è tradizione nel giorno della festa della
Salute, mangiare una pietanza a base di carne, la cosiddetta "castradina”.
La castradina sembra derivare dalle ricette della costa dalmata che era allora
parte della Repubblica di Venezia, ed è composta da carne di montone e verze in
brodo, timo e cipolle. Una nota su questo piatto di Elio Zorzi tratta dal suo
libro Osterie Veneziane del 1928 ci dice che la denominazione sembra risalire
all'anno 1173 come Sicce carnis de Romania et Sciavinia. In origine, era
solo la carne di montone salato e poi affumicata ed essiccata al sole e
conservata nelle navi mercantili, per nutrire i marinai veneziani che
attraversano il Mediterraneo e che viaggiavano verso paesi lontani. Si tratta di un cosciotto di montone salato, affumicato e
stagionato la cui preparazione è molto
lunga.
Ricetta:
Procurati la carne (le macellerie, i “becheri” a Venezia, da qualche anno, hanno ricominciato a venderla), mettila in acqua ballente e lascia che si raffreddi, quindi cambia l’acqua e falla nuovamente bollire e poi raffreddare. Continua così per 4/5 volte (ci vorrà un giorno intero, ma è indispensabile per togliere il forte sapore dell’affumicatura, la salatura e per far “rinvenire” la carne). A questo punto falla bollire per un paio d’ore in un brodo di cipolla, sedano, carota, alloro e bacche di ginepro. Lascia raffreddare e togli con cura tutto il grasso rappreso in superficie. Rimetti la pentola sul fuoco aggiungendo abbondante cavolo verzotto tagliato à la julienne, cuoci senza fretta, fino a quando le verze saranno ben cotte e la carne tenera.
Ricetta:
Procurati la carne (le macellerie, i “becheri” a Venezia, da qualche anno, hanno ricominciato a venderla), mettila in acqua ballente e lascia che si raffreddi, quindi cambia l’acqua e falla nuovamente bollire e poi raffreddare. Continua così per 4/5 volte (ci vorrà un giorno intero, ma è indispensabile per togliere il forte sapore dell’affumicatura, la salatura e per far “rinvenire” la carne). A questo punto falla bollire per un paio d’ore in un brodo di cipolla, sedano, carota, alloro e bacche di ginepro. Lascia raffreddare e togli con cura tutto il grasso rappreso in superficie. Rimetti la pentola sul fuoco aggiungendo abbondante cavolo verzotto tagliato à la julienne, cuoci senza fretta, fino a quando le verze saranno ben cotte e la carne tenera.
Visto che il 21
novembre oltre alla Madonna della Salute si festeggiava anche il compleanno di
mio padre questa festa nella mia famiglia è sempre stata molto sentita.. Nei
miei ricordi in questa giornata che tradizionalmente era nebbiosa, fredda e a
volte con acqua alta, fin dal mattino presto si assisteva ad una lenta e
continua processione di fedeli che attraversando il ponte votivo giungevano
alla basilica. Tutto intorno era pieno di bancarelle dove si vendevano le tradizionali
candele votive lunghe e fini da accendere in basilica in onore della Madonna.
Inoltre, sempre ai piedi della basilica, ovunque erano presenti le bancarelle
con i dolci tipici, torrone e frittelle il cui indimenticabile odore ti seguiva
e ti rimaneva nel naso durante tutto il giorno. Dopo una lunga fila in attesa
di poter entrare, all’ingresso in basilica l’altro odore tipico che ti assaliva
fortissimo era quello dell’ incenso. Entrando l’aria era densa e surreale e
l’imponente Madonna mi abbracciava nella sua bellezza. Da bambina quello che
piú mi abbagliava di quella splendida icona erano quelle incredibili collane
d’oro, scintillanti da cui non potevo staccare gli occhi e poi naturalmente il
premio finale dopo ore di cammino, di preghiera e di attesa: una fragrante
pastina piena di crema e zucchero a velo! Che meravigliosi ricordi. Ecco di seguito un piccolo video dell'occasione per ricavarne alcune impressioni:
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