Translate

domenica 23 febbraio 2014

Dolci tipici di carnevale



Carnevale a Venezia non vuole soltanto dire maschere, scherzi e spettacoli. Il carnevale è anche una esplosione di dolci  tipici. L’origine dei doci di carnevale risale alle feste del calendario cattolico per la primavera che vennero inserite tra l’Epifania e la Quaresima. Era il periodo nel quale astenersi dal consumo di carne, "carnem levare" da cui poi naturalmente deriverá la parola Carnevale. La conseguenza della privazione della carne fu la causa dell’invenzione di ogni golosità dolciaria, grassi e fritti in quantità prima delle costrizioni quaresimali: la denominazione giovedì “grasso” risale al Medioevo e rappresenta gli allegri banchetti prima delle Ceneri.
Le frittelle
Storia

Nell’undicesimo secolo viveva a Bagdad un intellettuale di nome Jazla. Egli era un cristiano che si era convertito all’Islam  e che aveva scritto diversi libri; quello piú interessante per noi è una sorta di raccolta di ricette persiane tradotte in latino cent’anni dopo, da un medico ebreo che viveva nell'Italia Meridionale (dove le frittole si chiamano “Zeppole”). Tra le specialità troviamo la “Zelabia” o “Zelebia”. Cosa fosse ce lo spiega bene un libro edito proprio a Venezia negli stessi anni, il “Liber de ferculis et condimentis”. Ecco, tradotto per renderlo comprensibile: “Zelebia (…) è digeribile ed è giovevole (…) si fa così: lavora ovvero impasta bene una pastella – e falla con il lievito – e dividila in porzioni gettandola con un cucchiaio in una padella dove ci sia olio o strutto, e friggila bene e poi mettila in un recipiente dove ci sia miele, e dai a chi vuoi.”  Sempre all’inizio del 1200 (ai tempi della Quarta Crociata, voluta da papa Innocenzo III, dove Venezia ebbe un ruolo di primissimo piano avendo fornito le navi per il trasporto dei crociati) arrivarono da noi l’uva sultanina e i pinoli. E’così che la “frìtola a la venexiana” è servita!
La ricetta

Come tanti secoli fa: mescola 200 gr. di farina con 50 gr. di zucchero, un bicchierino di grappa e 15 gr. di lievito di birra sciolto in poca acqua tiepida. Aggiungendo acqua tiepida, mescola fino ad ottenere un impasto molto morbido, quindi lascia lievitare. L’impasto dovrá raddoppiare di volume, a questo punto aggiungi una presa di pinoli e uvetta. Friggi a cucchiaiate in abbondante olio bollente.
“La fritola xe bona calda!” ovvero mangiatela calda perché è cosí che si gusta appieno.

 


 I galani
 I galani invece altro dolce tipico del carnevale veneziano suscitano discussioni ben più "serie": c’è chi predilige le bolle piccole su pasta sottile e chi, di parere opposto, sostiene animatamente la bolla grande su pasta friabilissima, altri ancora imperniano il dibattito sullo spessore e la consistenza. Sarà per questo che in altre regioni si chiamano “chiacchiere”?
  La ricetta dei galani è ancora più antica di quella delle fritole: la sua origine risale ai tempi dei Romani che friggevano nel grasso di maiale le antiche “frictilia” per festeggiare l’arrivo della primavera.
La ricetta.
Mescola 500 grammi di farina con due tuorli e un uovo intero, 50 grammi di burro ammorbidito, 60 grammi di zucchero, la scorza grattugiata di mezzo limone, un cucchiaio di grappa, un pizzico di sale e, se serve, poco latte. Impasta, lavora bene e lascia riposare per mezz’ora coperto con un panno umido. Spiana in fogli sottili e taglia a strisce, quindi friggi velocemente in olio ben caldo. Asciuga con carta da cucina e spolvera con zucchero a velo.


  











Le castagnole 

La ricetta
Infine una terza ricetta di dolci di carnevale semplice, veloce e deliziosa. Ammorbidisci 100gr di burro e mescola con 80gr. di zucchero, 3 uova, mezzo chilo di farina 00, la buccia grattugiata di un limone, un pizzico di sale, un cucchiaio abbondante di lievito (vanigliato). Lavora l’impasto, scalda abbondante olio per frittura, quindi forma delle palline della dimensione di una noce e friggile finchè risultino ben dorate. Asciugale sulla carta da cucina e spolvera con zucchero. Ottime col miele di castagno, e un buon moscato giallo Docg dei Colli Euganei.

venerdì 21 febbraio 2014

Il carnevale veneziano




 
 






Il Carnevale di Venezia, se non il più grandioso, è sicuramente il più conosciuto per il fascino che esercita e il mistero che continua ad avere anche adesso che sono trascorsi 950 anni dal primo documento che fa riferimento a questa famosissima festa. Chi non ne ha mai sentirto parlare?

Si hanno ricordi delle festività del Carnevale fin dal 1094, sotto il doge Vitale Falier, in un documento che parla dei divertimenti pubblici nei giorni che precedevano la Quaresima. Il documento ufficiale che dichiara il Carnevale una festa pubblica è del 1296 quando il Senato della Repubblica dichiarò festivo l’ultimo giorno della Quaresima.

Tuttavia il Carnevale ha tradizioni molto più antiche che rimandano ai culti ancestrali di passaggio dall’inverno alla primavera, culti presenti in quasi tutte le società, basti pensare ai Saturnalia latini o ai culti dionisiaci nei quali il motto era “Semel in anno licet insanire” (“Una volta all’anno è lecito non avere freni”). Simile é lo spirito che anima le oligarchie veneziane e le classi dirigenti latine con la concessione e l’illusione ai ceti più umili di diventare, per un breve periodo dell’anno, simili ai potenti, concedendo loro di poter burlare pubblicamente i ricchi indossando una maschera sul volto. 



 
Un tempo il Carnevale era molto più lungo e durava alcuni mesi, al giorno d’oggi ha la durata di circa dieci giorni in coincidenza del periodo pre-pasquale.Un tempo questa festa consentiva ai Veneziani di lasciar da parte le occupazioni per dedicarsi totalmente ai divertimenti.La gente accorreva per ammirare le attrazioni più varie: i giocolieri, i saltimbanchi, gli animali danzanti, gli acrobati; trombe, pifferi e tamburi venivano quasi consumati dall’uso, i venditori ambulanti vendevano frutta secca, castagne e fritòle (le frittelle) e dolci di ogni tipo, ben attenti a far notare la provenienza da Paesi lontani delle loro mercanzie.
Per molti giorni all’anno, il mondo sembrava non opporre più resistenza, i desideri diventavano realizzabili e non c’era pensiero o atto che non fosse possibile. Questa era Venezia nel Settecento, il secolo che, più di ogni altro, l'ha resa luogo dalle infinite suggestioni e patrimonio della fantasia del mondo. Venezia era allora il mondo di Giacomo Casanova, un mondo superficiale, festante, decorativo e galante, il mondo di pittori come Boucher e Fragonard, Longhi, Rosalba Carriera e Giambattista Tiepolo, la patria del padre della Commedia dei Caratteri, uno dei più grandi autori del teatro europeo e uno degli scrittori italiani più conosciuti all’estero: Carlo Goldoni che, in una poesia dedicata al Carnevale, così rappresenta lo spirito della festa:

“Qui la moglie e là il marito
Ognuno va dove gli par
Ognun corre a qualche invito,
chi a giocar chi a ballar”.

 Il Carnevale ebbe un momento di stasi dopo la caduta della Repubblica di Venezia perché malvisto dalla temporanea occupazione degli austriaci e dei francesi. La tradizione peró si conservò nelle isole, Burano, Murano, dove si continuò a festeggiare.
 Tra le calli della meravigliosa città, per una decina di giorni, ogni anno dunque si svolge una continua rappresentazione di teatrale allegria e giocosità, tutti in maschera a celebrare il fascino di un mondo fatto di balli, scherzi, galà esclusivi e romantici incontri. Nella pubblica piazza la popolazione assiste ora come allora al “Volo del turco”, un acrobata che scende su una fune dal campanile di San Marco.
 
 






Le maschere
L’utilizzo delle maschere da parte dei veneziani e delle migliaia di vistatori incuriositi che giá in epoca antica arrivavano a Venezia per vedere il suo famoso carnevale ha fatto crescere la domanda di maschere. E’ nata cosí la figura dei “maschereri”, artigiani che si industriavano a creare maschere in cartapesta o in tela cerata per soddisfare le esigenze dei diversi committenti. Il travestimento veneziano per eccellenza è la “bauta”, indossata da uomini e donne: una mantellina nera abbinata sempre ad un cappello tricorno nero e ad una maschera bianca che nascondeva il viso. Oggi, nel tradizionale corteo, a queste maschere si accompagnano travestimenti contemporanei, frutto di creativitá  e ispirati talvolta a personaggi del mondo delle spettacolo o della politica.( bron: carnevalevenezia.com)
 

venerdì 7 febbraio 2014

Marina film belga dove si parla italiano




È giá campione d'incassi in Belgio con oltre 400.000 spettatori che l'hanno già visto e amato. E’uscito in premiere nei cinema olandesi ieri 6 febbraio "Marina" il film cult del regista belga Stijn Coninx (candidato all'Oscar per "Padre Daens"). Il film racconta la storia vera di Rocco Granata, il musicista italo-belga autore della hit mondiale "Marina", che negli Anni '50 era un semplice bambino in lotta con un padre conservatore per realizzare il suo sogno: la musica. 

Una storia tutta italiana fatta di immigrazione, amore e determinazione. 
Trama: Italia 1948. Rocco è cresciuto in un paesino di montagna in Calabria. Un giorno il padre Salvatore prende una decisione coraggiosa: vuole un futuro migliore per la sua famiglia e il Belgio sembra essere la terra promessa.
Il padre di Rocco va a lavorare nelle miniere di carbone di Waterschei e il suo piano è quello di tornare in Italia come un uomo ricco. Ma dopo un anno che ha lasciato la famiglia in Italia e aver lavorato duro in miniera lascia prende la decisione definitiva di portare in Belgio anche il resto dei familiari. Ed è cosí che Rocco bambino italiano di 10 anni cresce in un posto strano, con una strana lingua e un'altra cultura. Rocco è  un giovane ribelle, che sta cercando - contro la volontà e la convinzione del padre - un senso nella musica e nell'amore. Egli segue il suo cuore per realizzare il suo sogno.
Il film di Coninx ha come attori protagonisti Luigi Lo Cascio (giá noto come uno dei due fratelli nel film La meglio gioventú) nel ruolo del padre di Rocco, Donatella Finocchiaro(giá famosa per aver recitato in Terraferma) nel ruolo della madre di Rocco e Matteo Simoni, attore fiammingo nel ruolo di Rocco.
Ecco di seguito il trailer ufficiale del film: 


lunedì 3 febbraio 2014

Arte e Eleganza, fotografie di moda di Gian Paolo Barbieri in mostra ad Amsterdam


Il fotografo di moda italiana Gian Paolo Barbieri con il suo stile elegante e passionale presenta una selezione di ritratti classici di donna, in bianco e nero e colore. Fotografie di icone internazionali che comprendono tra le quali Audrey Hepburn , Sophia Loren e Monica Bellucci . Barbieri ha un gusto estetico sublime ed è un grande maestro della fotografia in bianco e nero.


Gian Paolo Barbieri nasce a Milano nel 1938 in una famiglia di grossisti di tessuti imparando cosí fin da giovane l'arte di conoscere le stoffe, conoscenza che gli sarebbe poi diventata molto utile per la sua professione futura. Durante la sua adolescenza furono altri posti a catturare la sua attenzione: i teatri, in primo luogo, che nutrono e fanno emergere la sua vena fantastica , scoprendo, non molto tempo dopo, il cinema che avrebbe svelato in lui una grande passione per tutta la vita . A seguito di questa passione si trasferisce a Roma nel 1962. Nel frattempo per vivere sviluppa e stampa le foto scattate alle future aspiranti dive. Ma non per molto. La vita lo avrebbe portato altrove, a Parigi, per lavorare come assistente del fotografo Tom Kublin. Ed è questa esperienza di due mesi " atroci " che lo avrebbe lanciato nel mondo della fotografia.



Nel 1965 entra a far parte italiana di Vogue e produce la copertina del primo numero dell’edizione italiana. Il suo lavoro per le edizioni italiane, francesi e americane di Vogue lo ha portato a collaborare con i grandi stilisti quali Valentino, Armani, Yves Saint Laurent, Ferré, Versace e Dolce & Gabbana.
Gian Paolo Barbieri è considerato uno dei migliori fotografi di moda internazionali negli anni compresi tra il 1960, 1970 e 1980 . Lavorando in stretta collaborazione con lo stilista Valentino è stato responsabile per le innovazioni nelle moderne campagne pubblicitarie di moda.
Una mostra delle opere di Barbieri è stata curata dal fotografo di moda inglese David Bailey ,in espossizione al Victoria and Albert Museum di Londra e al Kunstforum di Vienna.


Mostra Arte e Eleganza

Amsterdam: 11 gennaio-8 marzo 2014
Eduard Planting Gallery | Fine Art Photographs

Eerste Bloemdwarsstraat 2, Amsterdam

Per maggiori informazioni ecco il link: