Il Carnevale di Venezia, se non il più grandioso, è sicuramente
il più conosciuto per il fascino che esercita e il mistero che continua ad
avere anche adesso che sono trascorsi 950 anni dal primo documento che fa
riferimento a questa famosissima festa. Chi non ne ha mai
sentirto parlare?
Si hanno ricordi delle festività del Carnevale fin dal 1094,
sotto il doge Vitale Falier, in un documento che parla dei divertimenti
pubblici nei giorni che precedevano la Quaresima. Il documento
ufficiale che dichiara il Carnevale una festa pubblica è del 1296 quando il
Senato della Repubblica dichiarò festivo l’ultimo giorno della Quaresima.
Tuttavia il
Carnevale ha tradizioni molto più antiche che rimandano ai culti ancestrali di
passaggio dall’inverno alla primavera, culti presenti in quasi tutte le
società, basti pensare ai Saturnalia latini o ai culti dionisiaci nei quali il
motto era “Semel in anno licet insanire” (“Una volta all’anno è lecito
non avere freni”). Simile é lo spirito che anima le oligarchie veneziane e le
classi dirigenti latine con la concessione e l’illusione ai ceti più umili di
diventare, per un breve periodo dell’anno, simili ai potenti, concedendo loro
di poter burlare pubblicamente i ricchi indossando una maschera sul volto.
Un tempo il
Carnevale era molto più lungo e durava alcuni mesi, al giorno d’oggi ha la
durata di circa dieci giorni in coincidenza del periodo pre-pasquale.Un tempo questa festa consentiva ai Veneziani di lasciar da parte le
occupazioni per dedicarsi totalmente ai divertimenti.La gente accorreva per
ammirare le attrazioni più varie: i giocolieri, i saltimbanchi, gli animali
danzanti, gli acrobati; trombe, pifferi e tamburi venivano quasi consumati
dall’uso, i venditori ambulanti vendevano frutta secca, castagne e fritòle (le
frittelle) e dolci di ogni tipo, ben attenti a far notare la provenienza da
Paesi lontani delle loro mercanzie.
Per molti giorni
all’anno, il mondo sembrava non opporre più resistenza, i desideri diventavano
realizzabili e non c’era pensiero o atto che non fosse possibile. Questa era
Venezia nel Settecento, il secolo che, più di ogni altro, l'ha resa luogo dalle
infinite suggestioni e patrimonio della fantasia del mondo. Venezia era allora
il mondo di Giacomo Casanova, un mondo superficiale, festante, decorativo e
galante, il mondo di pittori come Boucher e Fragonard, Longhi, Rosalba Carriera
e Giambattista Tiepolo, la patria del padre della Commedia dei Caratteri, uno
dei più grandi autori del teatro europeo e uno degli scrittori italiani più
conosciuti all’estero: Carlo Goldoni che, in una poesia dedicata al Carnevale,
così rappresenta lo spirito della festa:
“Qui la moglie e
là il marito
Ognuno va dove gli par
Ognun corre a qualche invito,
chi a giocar chi a ballar”.
Ognuno va dove gli par
Ognun corre a qualche invito,
chi a giocar chi a ballar”.
Il Carnevale ebbe un momento di stasi dopo la
caduta della Repubblica di Venezia perché malvisto dalla temporanea occupazione
degli austriaci e dei francesi. La tradizione peró si conservò nelle isole,
Burano, Murano, dove si continuò a festeggiare.
Tra le calli della meravigliosa città, per una
decina di giorni, ogni anno dunque si svolge una continua rappresentazione di
teatrale allegria e giocosità, tutti in maschera a celebrare il fascino di un
mondo fatto di balli, scherzi, galà esclusivi e romantici incontri. Nella
pubblica piazza la popolazione assiste ora come allora al “Volo del turco”, un
acrobata che scende su una fune dal campanile di San Marco.
Le maschere
L’utilizzo delle maschere da parte dei veneziani e delle migliaia di
vistatori incuriositi che giá in epoca antica arrivavano a Venezia per vedere
il suo famoso carnevale ha fatto crescere la domanda di maschere. E’ nata cosí
la figura dei “maschereri”, artigiani che si industriavano a creare maschere in
cartapesta o in tela cerata per soddisfare le esigenze dei diversi committenti.
Il travestimento veneziano per eccellenza è la “bauta”, indossata da uomini e donne:
una mantellina nera abbinata sempre ad un cappello tricorno nero e ad una
maschera bianca che nascondeva il viso. Oggi, nel tradizionale corteo, a queste
maschere si accompagnano travestimenti contemporanei, frutto di creativitá e ispirati talvolta a personaggi del mondo
delle spettacolo o della politica.( bron: carnevalevenezia.com)
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