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venerdì 21 marzo 2014

La primavera



Visto che oggi é il primo giorno di primavera vi voglio raccontare di un dipinto famosisimo intitolato appunto" La Primavera"



 La Primavera è un dipinto a tempera su tavola (203x314 cm) di Sandro Botticelli, databile al 1482 circa. Realizzata per la villa medicea di Castello, l'opera d'arte è oggi conservata nella Galleria degli Uffizi a Firenze.
Si tratta del capolavoro dell'artista, nonché di una delle opere più famose del Rinascimento italiano. Il suo straordinario fascino che tuttora esercita sul pubblico è legato anche all'aura di mistero che circonda l'opera, il cui significato più profondo non è ancora stato completamente svelato.
L'opera è ambientata in un boschetto di aranci colmi di frutti e arbusti sullo sfondo di un cielo azzurrino, stanno disposti nove personaggi, in una composizione bilanciata ritmicamente e fondamentalmente simmetrica attorno al perno centrale della donna col drappo rosso e verde sulla veste setosa.  Il suolo è composto da un verde prato, disseminato da un'infinita varietà di specie vegetali e un ricchissimo campionario di fiori: nontiscordardimé, iris, fiordalisi, ranuncoli, papaveri, margherite, viole, gelsomini.
L’opera va letta da destra verso sinistra. Zefiro (o Borea), vento di primavera che piega gli alberi, rapisce per amore la ninfa Clori, mettendola incinta; da questo atto ella rinasce trasformata in Flora, la personificazione della stessa primavera rappresentata come una donna dallo splendido abito fiorito che sparge a terra le infiorescenze che tiene in grembo.  A questa trasformazione allude anche il filo di fiori che già inizia a uscire dalla bocca di Clori durante il suo rapimento. Al centro campeggia Venere, inquadrata da una cornice simmetrica di arbusti, che sorveglia e dirige gli eventi, quale simbolo dell'amore più elevato. Sopra di lei vola il figlio Cupido, mentre a sinistra si trovano le sue tre tradizionali compagne vestite di veli leggerissimi, le Grazie, occupate in un'armoniosa danza in cui muovono ritmicamente le braccia e intrecciano le dita.Chiude il gruppo a sinistra un disinteressato Mercurio, coi tipici calzari alati, che col caduceo scaccia le nubi per preservare un'eterna primavera.
Nell'opera sono leggibili alcune caratteristiche stilistiche tipiche dell'arte di Botticelli: innanzitutto la ricerca di bellezza ideale e armonia, emblematiche dell'umanesimo, che si attua nel ricorso in via preferenziale al disegno e alla linea di contorno. Ció genera pose sinuose e sciolte, gesti calibrati, profili idealmente perfetti. La scena idilliaca viene così ad essere dominata da ritmi ed equilibri formali sapientemente calibrati, che iniziano dal ratto e si esauriscono nel gesto di Mercurio. L'ondeggiamento armonico delle figure, che garantisce l'unità della rappresentazione, è stato definito "musicale”. L'attenzione al disegno non si risolve mai in effetti solo decorativi, ma mantiene un riguardo verso la volumetria e la resa veritiera dei vari materiali, soprattutto nelle leggerissime vesti. L'attenzione dell'artista è tutta focalizzata sulla descrizione dei personaggi, e in secondo luogo delle specie vegetali accuratamente studiate, forse dal vero, sull'esempio di Leonardo da Vinci che in quell'epoca era già artista affermato. Minore cura è riservata, come al solito in Botticelli, allo sfondo, con gli alberi e gli arbusti che creano una quinta scura e compatta. Il verde usato, come accade in altre opere dell'epoca, doveva originariamente essere più brillante, ma col tempo si è ossidato arrivando a tonalità più scure. (fonte internet)

martedì 11 marzo 2014

Dal 6 marzo Miele al cinema



Dallo scorso 6 marzo é possibile vedere nei cinema olandesi un filmialiano del 2013 intitolato Miele dell’attrice italiana e in questo caso regista Valeria Golino. Dopo aver già imboccato la strada della regia con il cortometraggio Armandino e il Madre, la Golino ci riprova, questa volta con il suo primo lungometraggio dietro la macchina da presa.


Ecco Miele, un film che al contrario della dolcezza che ispira il titolo sa essere aspro e duro, come lo è la morte assistita. "Ad alcuni colpisce la parte più livida, ad altri quella luminosità che in qualche modo possiede la storia", ha detto la regista riccioluta che, pur con la sua ampia carriera - anche internazionale - alle spalle, si presenta ai giornalisti con quella lieve trepidazione degli esordi. Il film narra la storia di Irene, una ragazza di trent'anni che ha deciso di aiutare le persone che soffrono: malati terminali che vogliono abbreviare l'agonia, persone le cui sofferenze intaccano la dignità di essere umano. Un giorno a richiedere il suo servizio è un settantenne in buona salute, che ritiene semplicemente di aver vissuto abbastanza. L'incontro metterà in discussione le convinzioni di Irene e la coinvolgerà in un dialogo serrato lungo il quale la relazione tra i due sembrerà infittirsi di sottintesi e ambiguità affettive.

Miele è il nome che una giovane (Jasmine Trinca), la nostra protagonista, utilizza durante l’orario lavorativo per mantenere l’anonimato di fronte ai clienti molto particolari con cui ha a che fare quasi ogni giorno. Massimo riserbo è, infatti, la regola d’oro di una professione che agli occhi di molti non solo è illegale, ma è addirittura inconcepibile: Irene, questo il suo vero nome, aiuta le persone a morire quando la malattia toglie loro la motivazione a protrarre una lotta divenuta vana.

Il film è liberamente ispirato al libro “A Nome Tuo” di Mauro Covacich e nonostante l’eutanasia sia onnipresente, riesce a farci concentrare non sulle sofferenze dei malati terminali, ma su Irene e la sua solitudine, la sua inquietudine, i suoi problemi, la sua vita finto-frenetica e realmente incasinata, ma soprattutto sulla sua crescita che subisce un’accelerazione il giorno in cui incontra l’ing. Carlo Grimaldi (Carlo Cecchi).
L’uomo è un settantenne perfettamente in salute che però ha il mal di vivere e vuole farla finita, ma ciò è contro i principi della ragazza che presto si rende conto di essere caduta in un inganno. Il risultato è la nascita di uno scontro-incontro tra i due animi sofferenti (anche se in modo diverso), un vero confronto tra due generazioni distanti che riescono a trovare il ponte attraverso il quale iniziare uno scambio da cui trarre ricchezza e nuova consapevolezza.

Alla fine i temi affrontati in questo film sono più d’uno: il tabù dell’eutanasia, che in Italia fa ancora paura nonostante siamo nel 2013, e soprattutto il rapporto tra i due protagonisti fragili, maturi, diversi e immersi in un continuo testa a testa che funziona nonostante ogni sviluppo dell’intreccio sia evidente e poco sorprendente. Ma, forse, è proprio il fatto che Irene e Carlo siano così umani e imperfetti a facilitarci l’immedesimazione.
(fonti internet)

http://www.biosagenda.nl/film_miele_26008.html