Dallo scorso 6 marzo é possibile vedere nei cinema olandesi
un filmialiano del 2013 intitolato Miele dell’attrice italiana e in questo caso
regista Valeria Golino. Dopo aver già imboccato la strada della regia con il
cortometraggio Armandino e il Madre, la Golino ci riprova, questa volta con il suo primo lungometraggio
dietro la macchina da presa.
Ecco Miele, un film che al contrario della
dolcezza che ispira il titolo sa essere aspro e duro, come lo è la morte
assistita. "Ad alcuni colpisce la parte più livida, ad altri quella
luminosità che in qualche modo possiede la storia", ha detto la regista
riccioluta che, pur con la sua ampia carriera - anche internazionale - alle
spalle, si presenta ai giornalisti con quella lieve trepidazione degli esordi. Il
film narra la storia di Irene, una ragazza di trent'anni che ha deciso di
aiutare le persone che soffrono: malati terminali che vogliono abbreviare
l'agonia, persone le cui sofferenze intaccano la dignità di essere umano. Un
giorno a richiedere il suo servizio è un settantenne in buona salute, che
ritiene semplicemente di aver vissuto abbastanza. L'incontro metterà in
discussione le convinzioni di Irene e la coinvolgerà in un dialogo serrato
lungo il quale la relazione tra i due sembrerà infittirsi di sottintesi e
ambiguità affettive.
Miele è il nome che una giovane (Jasmine Trinca), la nostra
protagonista, utilizza durante l’orario lavorativo per mantenere l’anonimato di
fronte ai clienti molto particolari con cui ha a che fare quasi ogni giorno.
Massimo riserbo è, infatti, la regola d’oro di una professione che agli occhi
di molti non solo è illegale, ma è addirittura inconcepibile: Irene, questo il
suo vero nome, aiuta le persone a morire quando la malattia toglie loro la
motivazione a protrarre una lotta divenuta vana.
Il film è liberamente ispirato al libro “A Nome Tuo” di
Mauro Covacich e nonostante l’eutanasia sia onnipresente, riesce a farci
concentrare non sulle sofferenze dei malati terminali, ma su Irene e la sua
solitudine, la sua inquietudine, i suoi problemi, la sua vita finto-frenetica e
realmente incasinata, ma soprattutto sulla sua crescita che subisce
un’accelerazione il giorno in cui incontra l’ing. Carlo Grimaldi (Carlo
Cecchi).
L’uomo è un settantenne perfettamente in salute che però ha
il mal di vivere e vuole farla finita, ma ciò è contro i principi della ragazza
che presto si rende conto di essere caduta in un inganno. Il risultato è la
nascita di uno scontro-incontro tra i due animi sofferenti (anche se in modo
diverso), un vero confronto tra due generazioni distanti che riescono a trovare
il ponte attraverso il quale iniziare uno scambio da cui trarre ricchezza e
nuova consapevolezza.
(fonti internet)
http://www.biosagenda.nl/film_miele_26008.html
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