Le frittelle
Storia
Nell’undicesimo
secolo viveva a Bagdad un intellettuale di nome
Jazla. Egli era un cristiano che si era convertito all’Islam e che aveva scritto diversi libri; quello
piú interessante per noi è una sorta di raccolta di ricette persiane tradotte
in latino cent’anni dopo, da un medico ebreo che viveva nell'Italia Meridionale
(dove le frittole si chiamano “Zeppole”). Tra le specialità troviamo la
“Zelabia” o “Zelebia”. Cosa fosse ce lo spiega bene un libro edito proprio a
Venezia negli stessi anni, il “Liber de ferculis et condimentis”. Ecco,
tradotto per renderlo comprensibile: “Zelebia (…) è digeribile ed è giovevole
(…) si fa così: lavora ovvero impasta bene una pastella – e falla con il
lievito – e dividila in porzioni gettandola con un cucchiaio in una padella
dove ci sia olio o strutto, e friggila bene e poi mettila in un recipiente dove
ci sia miele, e dai a chi vuoi.” Sempre
all’inizio del 1200 (ai tempi della Quarta Crociata, voluta da papa Innocenzo
III, dove Venezia ebbe un ruolo di primissimo piano avendo fornito le navi per
il trasporto dei crociati) arrivarono da noi l’uva sultanina e i pinoli. E’così che la “frìtola a
la venexiana” è servita!
La ricetta
Come tanti secoli fa: mescola 200 gr. di farina con 50 gr. di zucchero, un
bicchierino di grappa e 15 gr. di lievito di birra sciolto in poca acqua
tiepida. Aggiungendo acqua tiepida, mescola fino ad ottenere un impasto molto
morbido, quindi lascia lievitare. L’impasto dovrá raddoppiare di volume, a
questo punto aggiungi una presa di pinoli e uvetta. Friggi a cucchiaiate in
abbondante olio bollente.
“La fritola xe bona calda!” ovvero mangiatela calda perché è cosí che si gusta appieno.I galani
I galani invece altro dolce tipico del carnevale veneziano suscitano discussioni ben più "serie": c’è chi predilige le bolle piccole su pasta sottile e chi, di parere opposto, sostiene animatamente la bolla grande su pasta friabilissima, altri ancora imperniano il dibattito sullo spessore e la consistenza. Sarà per questo che in altre regioni si chiamano “chiacchiere”?
La ricetta dei galani è ancora più antica di quella delle fritole: la sua origine risale ai tempi dei Romani che friggevano nel grasso di maiale le antiche “frictilia” per festeggiare l’arrivo della primavera.
La ricetta.
Mescola 500 grammi di farina con due tuorli e un uovo intero, 50 grammi di burro ammorbidito, 60 grammi di zucchero, la scorza grattugiata di mezzo limone, un cucchiaio di grappa, un pizzico di sale e, se serve, poco latte. Impasta, lavora bene e lascia riposare per mezz’ora coperto con un panno umido. Spiana in fogli sottili e taglia a strisce, quindi friggi velocemente in olio ben caldo. Asciuga con carta da cucina e spolvera con zucchero a velo.
Le castagnole
La ricetta
Infine una terza ricetta di dolci di carnevale semplice, veloce e deliziosa. Ammorbidisci 100gr di burro e mescola con 80gr. di zucchero, 3 uova, mezzo chilo di farina 00, la buccia grattugiata di un limone, un pizzico di sale, un cucchiaio abbondante di lievito (vanigliato). Lavora l’impasto, scalda abbondante olio per frittura, quindi forma delle palline della dimensione di una noce e friggile finchè risultino ben dorate. Asciugale sulla carta da cucina e spolvera con zucchero. Ottime col miele di castagno, e un buon moscato giallo Docg dei Colli Euganei.
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