Burano è tra le isole di Venezia quella che forse mi è piú cara. Famosa
per il suo merletto
e per le sue case colorate
è stata dimora di grandi artisti come Baldassarre Galuppi, Remigio Barbaro e Pino Donaggio, nonchè
ispiratrice dell'Arte Buranella.
I visitatori di
Burano rimangono affascinati dai suoi mille colori e dalle case colorate che si
riflettono nelle acque verdi dei suoi canali, dal Campanile storto della chiesa
di San Martino, dalla tranquillità e dalla calma con cui le anziane signore
ricamano con il loro tombolo mentre, tra di loro, ridono e chiacchierano. Da
sempre quando sono a Burano mi sembra di essere in paradiso: i bambini che
sfrecciano liberi con la loro bicicletta, i balconi variopinti dai fiori più
belli, i pescatori che tirano su il pesce fresco appena pescato dalle loro
tipiche imbarcazioni scherzando con quell’accento dialettale cosí speciale,
l’odore dei biscotti tipici appena sfornati e la sua infinita tranquillitá: sí
perché a Burano non ci sono rumori!
I forti colori
delle case, che oggi sono diventati la caratteristica principale dell'isola,
una volta servivano a delimitare le proprietà. Esiste tuttavia una
"leggenda" legata al carattere variopinto dell'isola, la quale narra
che erano i pescatori a dipingere la propria casa al fine di riconoscerla da
lontano durante i lunghi periodi di assenza dovuti alla pesca o per ritrovare la strada nelle giornate di nebbia fittissima tipiche della laguna.
Il nome Burano
deriva dalla "Porta Boreana" chiamata così perchè posta a Nord-Est,
direzione da cui soffia la bora. Fin dai tempi della Repubblica di Venezia,
Burano con la sua modesta popolazione, era un'isola di povera gente che viveva
soprattutto di pesca e di agricoltura.
Grazie all'abilità delle merlettaie pian
piano cominciò a crescere ad arricchirsi e ad espandere l'artigianato locale
anche nei paesi stranieri. La storia del
merletto si perde nel
tempo ed è circondata da una nube poetica. Le leggende sulla nascita di quest'arte
hanno in comune il legame con il mare: sono fiabe semplici, che traggono
ispirazione dalla vita dei pescatori e dalle meraviglie del mare e
naturalmente dall'amore.
Una leggenda narra che un pescatore, lasciando la fanciulla amata per
partire per la guerra, poneva tra le sue mani, quale pegno d'amore, una
pianticella marina da lui raccolta, una specie di fiore che si levava con
tentacoli e arabeschi, strano e irreale, bellissimo. Passò lungo tempo e la
ragazza ingannava l'attesa tessendo una fitta rete per il suo pescatore. Quando
il giovane tornò la rete era compiuta, ma nell'aprirla e stenderla a terra essa
rivelò nella sua trama leggera l'impronta di quel fiore marino. Un miracolo
dell'amore da cui nacque il merletto.
Un'altra storia parla invece di un pescatore, innamorato di una
giovane, che pescava al largo, in laguna, quando la sua barca fu circondata da
un gruppo di sirene: le sirene iniziarono a cantare una melodia talmente
struggente che il giovane pescatore ne fu incantato e avrebbe voluto gettarsi
in mare per seguire quelle voci e quel canto, ma fu trattenuto dal ricordo
della sua innamorata che lo aspettava a casa per sposarlo.
Quando le sirene si accorsero che l'amore del pescatore era più forte
della loro magia, uscirono dall'acqua e gli donarono un segno della loro
amicizia e del loro rispetto chi dice un delicato ricamo di spuma, chi dice una
leggera trina d'alga ... Il pescatore prese il dono e lo portò alla sua amata
che fu così brava da copiare con ago e filo quel capolavoro del mare, facendo
nascere il merletto
Comunque al di la’ delle
leggende storicamente il merletto ad ago
nasce a Venezia nella seconda metà del XV secolo quando la dogaressa Dandola Malipiero ne fondò la
prima vera scuola e deriva dal ricamo, in particolare da quei
punti che tendono a creare effetti di trasparenza: il punto tagliato, lo
sfilato (vengono tolti alcuni fili dalla tela e poi si decorano i vuoti con
vari punti), il reticello (il tessuto viene sfilato finché rimangono solo esili
coordinate dalle quali si parte per creare i motivi decorativi). Questa
tipologia è nota anche come "punto in aria",
in quanto viene realizzata interamente con ago e filo, senza alcun supporto
tessile. Il merletto ad ago si realizza su un cuscinetto cilindrico (uguale al
tombolo dei fuselli) dove viene appoggiato il disegno tenuto sollevato dal
murello, un piccolo cilindro di legno; seguendo i profili del disegno si esegue
l’ordito (che verrà poi eliminato) sul quale si costruisce, con ago e filo, il
merletto.
Nel Cinquecento
Venezia diviene uno dei centri mondiali di questo artigianato, nato come
attività prevalentamente domestica, guidata da nobildonne che nei loro palazzi
davano spazio a veri e propri laboratori e scuole di ricamo. E fu proprio in
quel periodo che editori specializzati stampano e diffondono i primi manuali di
ricamo.
Dalle originarie
sedi dei palazzi, l'attività esso si diffuse poi negli ospedali, negli ospizi e
in tutti quegli istituti, per lo più gestiti da religiose, che offrivano
ospitalità a giovani, le quali vi apprendevano un mestiere e con il loro lavoro
pagavano la retta.
Nel Seicento
centri importantissimi erano l'Ospizio per le giovani della Giudecca e il
convento delle monache di San Zaccaria, quest'ultimo visitato anche da Cosimo
III granduca di Toscana, che a lungo si soffermò sui diversi ricchi apparati
per altare e alcuni merletti di punto di Venezia. La produzione era in gran
parte controllata dai membri della corporazione dei Merciai, che
commissionavano e ritiravano i prodotti finiti.
La produzione
veneziana del merletto, sia ad ago che a fusello, conobbe una grossa crisi nel
corso della seconda metà del XVII secolo a causa dell'intensificarsi della
concorrenza da parte delle manifatture francesi e delle Fiandre, strutturate in
modo molto più moderno e produttivo, presso le quali peraltro trovarono impiego
molte merlettaie veneziane. Il governo della Serenissima cercò in vari modi di
difendere questo importante settore artigianale, vietando l'espatrio delle
merlettaie e concedendo privilegi a manifatture locali, ma nulla servì ad
arrestare un inevitabile declino, tant'è che nella stessa Venezia si finirà per
imitare il "point de France".
Verso la fine del
Settecento e in tutto l'Ottocento il merletto quasi scomparve
dall'abbigliamento.Dopo secoli in cui il merletto rappresentò una risorsa
importante per tutta la zona lagunare, nel lungo periodo di decadenza tra il
XIX e il XX secolo in cui la stessa Venezia visse nell'ombra, l'arte del
merletto scomparve gradualmente anche dalle isole.
Bisognerà
aspettare fino alla fine dell'Ottocento per veder rifiorire l'arte del ricamo,
grazie soprattutto all'amore e all'impegno della contessa Adriana Marcello, che
ne diffonderà la scuola e all'esperienza di una grande maestra, Cencia
Scarpariola, autentica custode di segreti tecnici secolari.
Ancor oggi
sufficientemente diffuso, i centri di maggior produzione del merletto sono
Pellestrina, Chioggia e l'isola di Burano dove tuttora esiste la più importante
scuola del merletto e anche un museo ad esso dedicato.
Rispetto a quelli
realizzati a Venezia, Chioggia o Pellestrina, il merletto di Burano ha come
caratteristica fondamentale la preziosa lavorazione ad ago, in particolare come
giá detto con il punto in aria o punto Burano, che disegna fiori, stelle,
piccoli animali creando un ornamento che fu apprezzato anche da re e regine di
altri paesi: Luigi XVI, ad esempio, che per la sua incoronazione si fece
Ai giorni nostri purtroppo quest’arte si sta
sempre piú perdendo anche se con mia grande gioia quando tre settimane fa
tornata a casa per qualche giorno ho avuto modo di conoscere e di parlare con
la signora Costantini Lucia (Terranova 98) e la sua vicina di casa Ida Senno, due
autentiche buranelle, merlettaie con le quali ho avuto il piacere di
intrattenermi un intero pomeriggio ad ammirare la loro maestria e la loro
saggezza nell’arte del ricamo. Le signore con mia inaspettata fortuna si sono
messe fuori dalle loro case a ricamare proprio mentre passavo di lá e mi hanno
mostrato con giusto orgoglioi loro lavori. Lucia e Ida ricamano per
tradizione, per passione e per amore alla loro terra e ci tenevano a dirmi che
non hanno mai venduto i loro lavori, assolutamente troppo costosi per il
turista mordi e fuggi che visita Burano un paio d’ore e compra souvenir cinesi.
Ecco, queste due donne che tanto mi hanno fatto ricordano la mia nonna e le
anziane della mia infanzia, mi hanno regalato un pomeriggio di autentica,
dolcissima nostalgia. Burano è nel mio cuore.
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Se programmate una vacanza a Venezia dovete assolutamente visitare Burano! A questo link troverete tutte le informazioni sull'isola : http://www.isoladiburano.it
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