È Sacro
GRA
di Gianfranco Rosi il film vincitore del Leone d'oro della 70esima edizione della Mostra del
cinema di Venezia. E’ la prima volta nella lunga storia della Mostra che un
documentario italiano partecipa in concorso e che per giunta vince.
Il
film nasce da un'idea di Nicolò Bassetti: alle origini c'è un viaggio
metropolitano sul Grande Raccordo Anulare compiuto dallo stesso Bassetti:
trecento chilometri a piedi a zig zag tra incontri indimenticabili e territori
stupefacenti scoprendo i mondi invisibili e i futuri possibili che
questo luogo magico nasconde oltre il muro del suo frastuono continuo.
Il film, frutto di un lavoro di più di due anni durante i quali il regista ha vissuto a bordo di un furgoncino intorno al raccordo anulare, è circolare come "l'anello di Saturno" autostradale che racconta. Sullo sfondo ci sono fiumi di macchine che scorrono o bloccate in coda, di greggi di pecore che transitano sui prati, il cielo solcato dagli aerei che atterrano su Fiumicino. In primo piano le storie, i dialoghi e i volti dei protagonisti di quello che, con i suoi 70 chilometri, è la più estesa autostrada urbana d'Italia. E’ una Roma poco vista, sconosciuta che rappresenta di riflesso dell’intera nuova società italiana.
La
giuria di Venezia guidata da Bernardo Bertolucci ha premiato “le storie di
varia umanità” raccolte lungo il grande percorso: personaggi normali e
straordinari che vivono ai bordi della grande capitale come un pescatore di
anguille che vive su di una zattera all’ombra di un cavalcavia sul Tevere e che
quotidianamente setaccia il fiume dispensando pillole di saggezza, un
barelliere in servizio sull’autoambulanza del 118 che dà soccorso e conforto
girando notte e giorno, un nobile piemontese e sua figlia universitaria
assegnatari di un monolocale impegnati in dialoghi forbiti, un botanico armato
di sonde sonore e pozioni chimiche che cerca il rimedio per liberare le palme
della sua oasi dalle larve divoratrici; un principe dei nostri giorni con un
sigaro in bocca che fa ginnastica sul tetto del suo castello assediato dalle
palazzine della periferia informe ad un’uscita del Raccordo, sono alcuni dei
protagonisti del documentario.
Lontano
dai luoghi classici della Roma universalmente conosciuta, il Grande Raccordo
Anulare si trasforma un collettore di storie al margine di un universo in
espansione. Erano quindici anni che l'Italia non vinceva il premio più
importante alla mostra veneziana. Il film uscirà il 26 settembre nelle sale
cinematografiche italiane e speriamo che arrivi presto anche in Olanda.
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