Quest’estate
siamo stati in vacanza sul Gargano nella zona tra Vieste e Peschici, un mare
bellissimo e una natura lussureggiante, una terra che ci è rimasta davvero nel
cuore. Un giorno andando a fare un giro
verso Peschici, lungo la strada mio marito nota un posto che si chiama
“Pizzeria e Paposceria’.
Guardandoci in
faccia ci siamo chiesti “Che cosa si mangerà in una paposceria? “.
Tornati al
residence dove alloggiavamo abbiamo chiesto a Mauro il proprietario spiegazioni
in merito e lui ci racconta che si tratta della famosa Paposcia del Gargano,
in pratica pasta di pane lievitata, cotta nel forno a legna per poco tempo,
farcita a piacere e poi rimessa nuovamente in forno per pochi
minuti.
Il nome Paposcia ricorda la forma di
una babbuccia o pantofola (perciò il pane ciabatta); può essere di pezzatura
piccola o grande e poi tagliata a pezzi. Sentendo questo mi si è subito accesa
una lampadina, avrei dovuto intuirlo subito: in dialetto veneto “la paposcia” sarebbe “la papusa”, cioè appunto la
pantofola, due nomi che hanno in sé grandi somiglianze.
Questo panino ha
origini molto antiche e sostanzialmente è nato quando ancora si faceva il pane
in casa, dove una volta preparato l'impasto e fatto lievitare, si raccoglieva
parte della pasta di pane che restava attaccata alla spianatoia, si reinpastava
e dopo averla fatta lievitare si usava infornarla come prova per valutare la
temperatura del forno, perciò dalla buona riuscita della paposcia si capiva se
il pane sarebbe stato buono o meno.
Questa specie di
ciabatta poco cotta, la cui consistenza é del tutto simile a quella della pasta della pizza, veniva poi farcita con ciò che si aveva in casa perciò
formaggio fresco, erbe e olio extravergine e poi nuovamente infornata per pochi
attimi e poi degustata. Oggi le farciture sono le più disparate, ma prevalgono
ancora i prodotti del territorio tipo il caciocavallo, la mozzarella, le erbe,
l'olio extravergine ed i salumi del Gargano. Questo prodotto da forno oggi
viene salvaguardato quale presidio slow food ed a Vico del Gargano in agosto si
celebra una sagra della paposcia.
Dopo averla
provata e degustata in una pizzeria sul lungomare di Vieste la paposcia è
diventata non solo il nostro pranzo quotidiano, ma anche la nostra “scoperta
dell’estate”. La mia preferita: peperoni, olive e crudo, oppure prosciutto
crudo, mozzarella, pomodoro e rucola.
Questa è la
ricetta che ho trovato su internet e sembra che il segreto per farle venire
buone e morbide sia il lievito madre.
Paposce Vichesi
800 g di farina
Paposce Vichesi
800 g di farina
400 cc d’acqua
1/2 bicchiere di
olio extravergine di oliva
1 lievito di
birra/oppure 300g di lievito madre
1/2 cucchiaino di
zucchero
2 cucchiaini di
sale
Preparazione:
Sciogliere
il lievito di birra in un bicchiere di acqua tiepida insieme ad un mezzo
cucchiaino di zucchero, rimestare fino a che non si forma una schiuma leggera.
Versare la farina nella impastatrice poi subito dopo l'acqua, l'olio
extravergine, il lievito sciolto e per ultimo il sale. Impastare a media
velocità per almeno 15 minuti. Successivamente togliere dall’impastatrice, ungere
leggermente di farina e lasciar lievitare per almeno due ore in una coppa
capiente coperta da pellicola alimentare.
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