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venerdì 21 febbraio 2014

Il carnevale veneziano




 
 






Il Carnevale di Venezia, se non il più grandioso, è sicuramente il più conosciuto per il fascino che esercita e il mistero che continua ad avere anche adesso che sono trascorsi 950 anni dal primo documento che fa riferimento a questa famosissima festa. Chi non ne ha mai sentirto parlare?

Si hanno ricordi delle festività del Carnevale fin dal 1094, sotto il doge Vitale Falier, in un documento che parla dei divertimenti pubblici nei giorni che precedevano la Quaresima. Il documento ufficiale che dichiara il Carnevale una festa pubblica è del 1296 quando il Senato della Repubblica dichiarò festivo l’ultimo giorno della Quaresima.

Tuttavia il Carnevale ha tradizioni molto più antiche che rimandano ai culti ancestrali di passaggio dall’inverno alla primavera, culti presenti in quasi tutte le società, basti pensare ai Saturnalia latini o ai culti dionisiaci nei quali il motto era “Semel in anno licet insanire” (“Una volta all’anno è lecito non avere freni”). Simile é lo spirito che anima le oligarchie veneziane e le classi dirigenti latine con la concessione e l’illusione ai ceti più umili di diventare, per un breve periodo dell’anno, simili ai potenti, concedendo loro di poter burlare pubblicamente i ricchi indossando una maschera sul volto. 



 
Un tempo il Carnevale era molto più lungo e durava alcuni mesi, al giorno d’oggi ha la durata di circa dieci giorni in coincidenza del periodo pre-pasquale.Un tempo questa festa consentiva ai Veneziani di lasciar da parte le occupazioni per dedicarsi totalmente ai divertimenti.La gente accorreva per ammirare le attrazioni più varie: i giocolieri, i saltimbanchi, gli animali danzanti, gli acrobati; trombe, pifferi e tamburi venivano quasi consumati dall’uso, i venditori ambulanti vendevano frutta secca, castagne e fritòle (le frittelle) e dolci di ogni tipo, ben attenti a far notare la provenienza da Paesi lontani delle loro mercanzie.
Per molti giorni all’anno, il mondo sembrava non opporre più resistenza, i desideri diventavano realizzabili e non c’era pensiero o atto che non fosse possibile. Questa era Venezia nel Settecento, il secolo che, più di ogni altro, l'ha resa luogo dalle infinite suggestioni e patrimonio della fantasia del mondo. Venezia era allora il mondo di Giacomo Casanova, un mondo superficiale, festante, decorativo e galante, il mondo di pittori come Boucher e Fragonard, Longhi, Rosalba Carriera e Giambattista Tiepolo, la patria del padre della Commedia dei Caratteri, uno dei più grandi autori del teatro europeo e uno degli scrittori italiani più conosciuti all’estero: Carlo Goldoni che, in una poesia dedicata al Carnevale, così rappresenta lo spirito della festa:

“Qui la moglie e là il marito
Ognuno va dove gli par
Ognun corre a qualche invito,
chi a giocar chi a ballar”.

 Il Carnevale ebbe un momento di stasi dopo la caduta della Repubblica di Venezia perché malvisto dalla temporanea occupazione degli austriaci e dei francesi. La tradizione peró si conservò nelle isole, Burano, Murano, dove si continuò a festeggiare.
 Tra le calli della meravigliosa città, per una decina di giorni, ogni anno dunque si svolge una continua rappresentazione di teatrale allegria e giocosità, tutti in maschera a celebrare il fascino di un mondo fatto di balli, scherzi, galà esclusivi e romantici incontri. Nella pubblica piazza la popolazione assiste ora come allora al “Volo del turco”, un acrobata che scende su una fune dal campanile di San Marco.
 
 






Le maschere
L’utilizzo delle maschere da parte dei veneziani e delle migliaia di vistatori incuriositi che giá in epoca antica arrivavano a Venezia per vedere il suo famoso carnevale ha fatto crescere la domanda di maschere. E’ nata cosí la figura dei “maschereri”, artigiani che si industriavano a creare maschere in cartapesta o in tela cerata per soddisfare le esigenze dei diversi committenti. Il travestimento veneziano per eccellenza è la “bauta”, indossata da uomini e donne: una mantellina nera abbinata sempre ad un cappello tricorno nero e ad una maschera bianca che nascondeva il viso. Oggi, nel tradizionale corteo, a queste maschere si accompagnano travestimenti contemporanei, frutto di creativitá  e ispirati talvolta a personaggi del mondo delle spettacolo o della politica.( bron: carnevalevenezia.com)
 

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