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domenica 29 settembre 2013

Paolo Conte al Koninklijk Thether Carré ad Amsterdam 26 e 27 ottobre 2013





 
Paolo Conte nasce ad Asti il 6 gennaio 1937, è un cantautore, paroliere e polistrumentista italiano conosciuto in tutto il mondo. Pianista di formazione jazz, è considerato uno dei più importanti e influenti cantautori italiani, nonché uno dei più originali e innovativi musicisti contemporanei.  Avvocato di professione, nella sua oltre cinquantennale carriera è stato autore di musiche per altri artisti, per poi decidere, nel 1974, di abbandonare la carriera forense per dedicarsi esclusivamente a quella artistica.


Stimato ed apprezzato dal pubblico francese e da varie platee internazionali, si è cimentato anche in altri campi espressivi, ricevendo nel 2007 una Laurea honoris causa in Pittura, per l'opera multimediale Razmataz, conferitagli dall'Accademia di belle arti di Catanzaro.


Un po'di storia

Agli inizi negli anni sessanta Paolo Conte si affaccia nel mondo della musica leggera principalmente come "autore", componendo musiche e arrangiamenti per altri artisti.

È solo nel 1974, a trentasette anni, quando ormai è sul punto di abbandonare la musica per dedicarsi alla sua professione di avvocato, che si convince a presentare lui stesso le proprie canzoni, incidendo nello stesso anno il suo primo disco dal titolo Paolo Conte. Si ha così la definitiva svolta cantautorale dell'artista, che da qui in avanti, firmerà in prima persona, oltre alle musiche, anche i testi delle proprie canzoni e dove è già presente tutto il suo stile riflessivo e disincantato, spesso caricato di tagliente e distaccata ironia.
All'inizio il suo talento é passato nel pubblico abbastanza inosservato, ma nel 1979 quando esce il disco  Un gelato al limon il musicista piemontese riscuote il successo. Così, dopo vari anni di gavetta, il grande pubblico comincia ad accorgersi del suo "personalissimo stile" che attraverso l'uso costante del pianoforte (suo esplicito alter ego) costruisce musiche e atmosfere dirette a controllare "una voce dal timbro rauco e dimesso, spesso tesa a narrare storie e luoghi del tutto inusuali, mondi esotici che hanno il compito di nascondere, nella realtà, sonnacchiosi sobborghi di provincia". Il favore presso il pubblico dell'album Un gelato al limon è dovuto soprattutto alla presenza di canzoni quali Bartali, dedicata al famoso ciclista e all'omonima title-track (dedicata alla moglie Egle).


Quest'opera, di fatto, apre le porte al jive, vale a dire a quel particolare linguaggio gergale, tipico dello slang afro-americano, composto da suoni che si ripetono a più intervalli, sostenendo e ricamando il canto. L'uso del jive, diverrà, ben presto un marchio di fabbrica dell'artista, rendendo ancor più riconoscibili e peculiari le varie esibizioni dal vivo (basti pensare al famoso za-za-ra-zzaz di Bartali o più avanti al du-du-du-du di Via con me).


In un’intervista rilasciata dal musicista al Corriere della Sera a prosposito del suo rapporto con la lingua Paolo Conte dice: «Come tanti compositori che scrivono prima le musiche e poi le parole, in genere scrivo con un finto inglese, che è elastico, ti fa sognare molto di più, i pezzi rimangono più astratti, poi quando devi fare i conti con l’italiano cambia tutto».  E anni dopo, nel 2002, chiarirà definitivamente il concetto in un'intervista al già citato programma radiofonico, Alle otto di sera: «È molto faticoso per me, l'ho già detto, piegare la lingua italiana alle esigenze ritmiche e metriche della musica. Sappiamo tutti che quella italiana è una lingua bellissima, ma estremamente difficile da adattare musicalmente per la mancanza di tronche e di elasticità delle sillabe. Tante volte la mia vocazione di musicista mi porta a storpiare la lingua italiana, o a mescolarla con altre lingue per ottenere un risultato buono dal punto di vista ritmico. Mi ha divertito affrontare altre lingue per la loro capacità filmica, cinematografica, teatrale di raccontare al di là dei significati letterali»



Il nuovo millennio si apre con la pubblicazione dell'album Razmataz, uscito nel 2000 (anche in DVD) e direttamente tratto dal musical-vaudeville RazMaTaz, ideato e curato dallo stesso Paolo Conte. La commedia nasce per la prima volta, già nel 1989 in un omonimo libro, dove compaiono i disegni, gli spartiti, e i testi con varie annotazioni dell'artista. Il progetto, rappresenta una sorta di atipica forma di spettacolo, pensato e studiato dall'autore, fin dagli anni settanta.Il pretesto narrativo è quello della storia di una ballerina africana di nome Razmataz, della sua rincorsa al successo nella Parigi degli anni venti e della sua rapida e misteriosa scomparsa, metafora dell'incontro della vecchia Europa con la giovane musica nera. La commedia, infatti, vuole essere, soprattutto, un elogio alla musica afroamericana, già affiorata in molti lavori precedenti, dove a contorno si stagliano una serie di figure che hanno il compito di far rivivere un periodo storico preciso, quello della Francia d'inizio secolo, vista, dall'autore, come crocevia culturale di numerose contaminazioni, sia artistiche che musicali.



Nel novembre del 2004, dopo aver pubblicato un'altra antologia per il mercato estero (Reveries, del 2003), il musicista riappare sul mercato discografico con un nuovo album di inediti, dal titolo Elegia.

Un anno dopo, nel 2005, esce nuovamente un altro disco dal vivo, dal titolo Live Arena di Verona. Il doppio album, a differenza dei precedenti live, non è un puzzle di registrazioni delle varie perfomance europee, ma è bensì una fedele trasposizione del concerto tenuto all'Arena di Verona (davanti a dodici mila spettatori), la sera del 26 luglio 2005.


Conte ben lungi dall'abbandonare la musica leggera, nel settembre del 2008, torna nuovamente sulla scena musicale con la pubblicazione di un nuovo album di inediti, dal titolo Psiche, che viene presentato in anteprima alla Salle Pleyel di Parigi con l’orchestra sinfonica dell’Ile de France, diretta da Bruno Fontaine, a cui seguirà una speculare tournée europea.



A riprova di una ritrovata continuità artistica, a soli due anni di distanza dall'ultima fatica, il 12 ottobre 2010 esce per l'etichetta discografica Platinum il quattordicesimo album in studio del cantautore, intitolato Nelson. Il titolo, deriva dalla caratteristica copertina dove è presente un ritratto del cane di famiglia, morto nel 2008 e dipinto, dallo stesso musicista. Il disco è un invito a distaccarsi dalla barbarie del quotidiano, a conferma della rinomata idiosincrasia dell'artista per l’attualità.



Insomma per tutti i fan di Paolo Conte le due date ad Amsterdam sono assolutamente un’occasione da non perdere. Per informazioni : www.theatercarre.nl/‎

giovedì 12 settembre 2013

Vincitore del Leone d'oro : Sacro GRA di Gianfranco Rosi


È Sacro GRA di Gianfranco Rosi il film vincitore del Leone d'oro della 70esima edizione della Mostra del cinema di Venezia. E’ la prima volta nella lunga storia della Mostra che un documentario italiano partecipa in concorso e che per giunta vince.


Il film nasce da un'idea di Nicolò Bassetti: alle origini c'è un viaggio metropolitano sul Grande Raccordo Anulare compiuto dallo stesso Bassetti: trecento chilometri a piedi a zig zag tra incontri indimenticabili e territori stupefacenti scoprendo i mondi invisibili e i futuri possibili che questo luogo magico nasconde oltre il muro del suo frastuono continuo.


Il film, frutto di un lavoro di più di due anni durante i quali il regista ha vissuto a bordo di un furgoncino intorno al raccordo anulare, è circolare come "l'anello di Saturno" autostradale che racconta. Sullo sfondo ci sono fiumi di macchine che scorrono o bloccate in coda, di greggi di pecore che transitano sui prati, il cielo solcato dagli aerei che atterrano su Fiumicino. In primo piano le storie, i dialoghi e i volti dei protagonisti di quello che, con i suoi 70 chilometri, è la più estesa autostrada urbana d'Italia. E’ una Roma poco vista, sconosciuta che rappresenta di riflesso dell’intera nuova società italiana.



La giuria di Venezia guidata da Bernardo Bertolucci ha premiato “le storie di varia umanità” raccolte lungo il grande percorso: personaggi normali e straordinari che vivono ai bordi della grande capitale come un pescatore di anguille che vive su di una zattera all’ombra di un cavalcavia sul Tevere e che quotidianamente setaccia il fiume dispensando pillole di saggezza, un barelliere in servizio sull’autoambulanza del 118 che dà soccorso e conforto girando notte e giorno, un nobile piemontese e sua figlia universitaria assegnatari di un monolocale impegnati in dialoghi forbiti, un botanico armato di sonde sonore e pozioni chimiche che cerca il rimedio per liberare le palme della sua oasi dalle larve divoratrici; un principe dei nostri giorni con un sigaro in bocca che fa ginnastica sul tetto del suo castello assediato dalle palazzine della periferia informe ad un’uscita del Raccordo, sono alcuni dei protagonisti del documentario.



Lontano dai luoghi classici della Roma universalmente conosciuta, il Grande Raccordo Anulare si trasforma un collettore di storie al margine di un universo in espansione. Erano quindici anni che l'Italia non vinceva il premio più importante alla mostra veneziana. Il film uscirà il 26 settembre nelle sale cinematografiche italiane e speriamo che arrivi presto anche in Olanda.






venerdì 6 settembre 2013

Il Gargano e la sua paposcia


Quest’estate siamo stati in vacanza sul Gargano nella zona tra Vieste e Peschici, un mare bellissimo e una natura lussureggiante, una terra che ci è rimasta davvero nel cuore.  Un giorno andando a fare un giro verso Peschici, lungo la strada mio marito nota un posto che si chiama “Pizzeria e Paposceria’.
Guardandoci in faccia ci siamo chiesti “Che cosa si mangerà in una paposceria? “.

Tornati al residence dove alloggiavamo abbiamo chiesto a Mauro il proprietario spiegazioni in merito e lui ci racconta che si tratta della famosa Paposcia del Gargano, in pratica pasta di pane lievitata, cotta nel forno a legna per poco tempo, farcita a piacere e poi rimessa nuovamente in forno per pochi minuti.

 Il nome Paposcia ricorda la forma di una babbuccia o pantofola (perciò il pane ciabatta); può essere di pezzatura piccola o grande e poi tagliata a pezzi. Sentendo questo mi si è subito accesa una lampadina, avrei dovuto intuirlo subito: in dialetto veneto “la paposcia” sarebbe “la papusa”, cioè appunto la pantofola, due nomi che hanno in sé grandi somiglianze.

Questo panino ha origini molto antiche e sostanzialmente è nato quando ancora si faceva il pane in casa, dove una volta preparato l'impasto e fatto lievitare, si raccoglieva parte della pasta di pane che restava attaccata alla spianatoia, si reinpastava e dopo averla fatta lievitare si usava infornarla come prova per valutare la temperatura del forno, perciò dalla buona riuscita della paposcia si capiva se il pane sarebbe stato buono o meno.




Questa specie di ciabatta poco cotta, la cui consistenza é del tutto simile a quella della pasta della pizza, veniva poi farcita con ciò che si aveva in casa perciò formaggio fresco, erbe e olio extravergine e poi nuovamente infornata per pochi attimi e poi degustata. Oggi le farciture sono le più disparate, ma prevalgono ancora i prodotti del territorio tipo il caciocavallo, la mozzarella, le erbe, l'olio extravergine ed i salumi del Gargano. Questo prodotto da forno oggi viene salvaguardato quale presidio slow food ed a Vico del Gargano in agosto si celebra una sagra della paposcia.


Dopo averla provata e degustata in una pizzeria sul lungomare di Vieste la paposcia è diventata non solo il nostro pranzo quotidiano, ma anche la nostra “scoperta dell’estate”. La mia preferita: peperoni, olive e crudo, oppure prosciutto crudo, mozzarella, pomodoro e rucola.




Questa è la ricetta che ho trovato su internet e sembra che il segreto per farle venire buone e morbide sia il lievito madre.

Paposce Vichesi
800 g  di farina
400 cc d’acqua
1/2 bicchiere di olio extravergine di oliva
1 lievito di birra/oppure 300g di lievito madre
1/2 cucchiaino di zucchero
2 cucchiaini di sale

Preparazione:

Sciogliere  il lievito di birra in un bicchiere di acqua tiepida insieme ad un mezzo cucchiaino di zucchero, rimestare fino a che non si forma una schiuma leggera. Versare la farina nella impastatrice poi subito dopo l'acqua, l'olio extravergine, il lievito sciolto e per ultimo il sale. Impastare a media velocità per almeno 15 minuti. Successivamente togliere dall’impastatrice, ungere leggermente di farina e lasciar lievitare per almeno due ore in una coppa capiente coperta da pellicola alimentare.

Dopo le 2 ore di lievitazione, riprendere l'impasto preparare dei filoncini di circa 100 grammi ciascuno che andranno schiacciati per conferire la forma di ciabatta e li metteremo nuovamente a lievitare per almeno un altra ora. Per chi ha il forno a legna accenderlo per tempo e portarlo ad una temperatura di 240 -260° C. Una volta lievitate, infornare le ciabatte sui mattoni bollenti per non piu' di 4-5 minuti, infatti appena si colorano vanno subito tolte dal forno.Tagliare le ciabatte e farcirle con ciò che preferite e poi rimetterle in forno per pochissimo tempo. Le paposce sono pronte per  poter essere gustate.

lunedì 2 settembre 2013

Prima domenica di settembre: la Regata Storica

Anche quest’anno la prima domenica di settembre si è svolta la Regata Storica, la più tradizionale delle manifestazioni veneziane.Questa regata rappresenta il principale appuntamento del calendario di gare di voga alla veneta, disciplina unica al mondo, praticata da millenni nella laguna veneziana.

La tecnica di questa particolare voga ha origini antiche e consiste nel vogare in piedi in modo che il vogatore possa vedere dove ci sia sufficiente fondale, nell’intrico di canali, ghebi e barene della laguna. Essa prevede l’utilizzo di barche dal fondo piatto, senza chiglia, abbastanza leggere da poter essere condotte da unasola persona e asimmetriche in modo da poter vogare con un solo remo. Il bisogno di muovere liberamente il remo per spingersi sui fondali bassi o per scivolare negli stretti canali ha determinato la nascita di uno scalmo aperto detto forcola.

La Regata ha origine antichissime. Le prime testimonianze storiche risalgono alla metà del secolo XIII e sono legate alla Festa delle Marie. Si racconta che durante una festa popolare, i pirati rapirono tutte le donne veneziane in età da marito, ma furono subito inseguiti dagli uomini che remando furiosamente sulle loro barche riuscirono a raggiungere e liberare le giovani rapite.

La sontuosa manifestazione, che ai tempi della Serenissima veniva organizzata per celebrare le vittorie militari o per rendere omaggio agli importanti ospiti stranieri in visita in cittá, si compone oggi di due momenti diversi: il corteo storico e le regate.

Il corteo storico è formato da decine di imbarcazioni a remi tipiche del Veneto tra cui le bissone che vengono usate solo in questo tipo di occasioni, imbarcazioni cinquecentesche multicolori che trasportano figuranti in costume d’epoca tra cui il doge, la dogaressa e tutte le più alte cariche della Magistratura veneziana.



 









Il corteo rievoca l’accoglienza trionfale riservata nel 1489 a Caterina Cornaro, sposa del Re di Cipro al suo arrivo in città nel 1489, dopo l'abdicazione del suo trono in favore di Venezia. Le barche sfilano in una processione che parte dal Bacino di San Marco e percorre tutto il Canal Grande fino alla stazione, per poi ripercorrere a ritroso il suo tragitto fino al punto di arrivo delle gare a remi, la Machina, palco galleggiante costruito di fronte a Ca' Foscari.






Le gare di voga alla veneta invece che si svolgono durante la Regata Storica sono in totale sette. A ogni regata partecipano nove equipaggi. Le barche usate per la regata sono contraddistinte da un numero, ma anche da scafi interamente dipinti in diversi colori, che anticamente contraddistinguevano le varie zone di Venezia e della laguna. Il numero individua anche la posizione che la barca deve tenere nell'allineamento alla partenze e viene assegnato a ciascun equipaggio tramite sorteggio. L'abbinamento tra numero e colore dell'imbarcazione è fisso.

 La più famosa ed entusiasmante tra queste è la regata dei campionissimi su gondolini, barche che sfrecciano velocissime in Canal Grande essendo molto agili e  leggere utilizzate esclusivamente in questa regata. Date le caratteristiche della barca le doti richieste ai vogatori (i campionissimi) sono un grande equilibrio, innate doti tecniche per il poppiere e una grande potenza per il proviere, il tutto condito da un pizzico di furbizia e un'ottima conoscenza delle correnti.

Il titolo di re del remo è il riconoscimento che viene assegnato al regatante che abbia vinto per cinque volte consecutive la regata conclusiva dei gondolini.Nella storia della Regata Storica nella sua versione moderna (ossia dal 1841 in avanti) sono stati in tutto sette i regatanti ad aver conseguito tale titolo, considerato molto prestigioso proprio per la sua difficoltà. 

Ieri dunque si è svolta questa manifestazione che ho interamente seguito in televisione su Rai2, non potendo sfortunatamente essere lí di persona.A parte le meravigliose immagini di Vnezia e dei suoi colori ddi cui mi sono totalmente estasiata la regata é stato un momento spettacolare, pittoresco e coinvolgente e per una volta lasciatemi essere un po’di parte perché quest’anno per la seconda volta consecutiva hanno vinto Igor e Rudi Vignotto, due cugini di San Erasmo, parenti della mia famiglia. Rudi e Igor hanno lottato per tutto il tragitto fianco a fianco con il gondolino arrivato secondo e hanno vinto con solo 1 minuto di distacco. I Vignotto sono molto conosciuti a Venezia , hanno vinto la regata storica giá  12 volte e sono dei grandissimi campioni. Anche la moglie di Rudi, Luisella Schiavon ieri ha vinto assieme a Giorgia Ragazzi la regata delle donne, ma per loro è stato un momento speciale in quanto vincendo per la quinta volta consecutiva  si sono comquistate il titolo di “regine del remo”. Complimenti davvero cari cugini!