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mercoledì 9 ottobre 2013

Burano e i suoi merletti


Burano è tra le isole di Venezia quella che forse mi è piú cara. Famosa per il suo merletto e per le sue case colorate è stata dimora di grandi artisti come Baldassarre Galuppi, Remigio Barbaro e Pino Donaggio, nonchè ispiratrice dell'Arte Buranella.

 I visitatori di Burano rimangono affascinati dai suoi mille colori e dalle case colorate che si riflettono nelle acque verdi dei suoi canali, dal Campanile storto della chiesa di San Martino, dalla tranquillità e dalla calma con cui le anziane signore ricamano con il loro tombolo mentre, tra di loro, ridono e chiacchierano. Da sempre quando sono a Burano mi sembra di essere in paradiso: i bambini che sfrecciano liberi con la loro bicicletta, i balconi variopinti dai fiori più belli, i pescatori che tirano su il pesce fresco appena pescato dalle loro tipiche imbarcazioni scherzando con quell’accento dialettale cosí speciale, l’odore dei biscotti tipici appena sfornati e la sua infinita tranquillitá: sí perché a Burano non ci sono rumori!



I forti colori delle case, che oggi sono diventati la caratteristica principale dell'isola, una volta servivano a delimitare le proprietà. Esiste tuttavia una "leggenda" legata al carattere variopinto dell'isola, la quale narra che erano i pescatori a dipingere la propria casa al fine di riconoscerla da lontano durante i lunghi periodi di assenza dovuti alla pesca o per ritrovare la strada nelle giornate di nebbia fittissima tipiche della laguna.
 


Il nome Burano deriva dalla "Porta Boreana" chiamata così perchè posta a Nord-Est, direzione da cui soffia la bora. Fin dai tempi della Repubblica di Venezia, Burano con la sua modesta popolazione, era un'isola di povera gente che viveva soprattutto di pesca e di agricoltura. 


Grazie all'abilità delle merlettaie pian piano cominciò a crescere ad arricchirsi e ad espandere l'artigianato locale anche nei paesi stranieri.  La storia del merletto si perde nel tempo ed è circondata da una nube poetica. Le leggende sulla nascita di quest'arte hanno in comune il legame con il mare: sono fiabe semplici, che traggono ispirazione dalla vita dei pescatori  e dalle meraviglie del mare e naturalmente dall'amore.



Una leggenda narra che un pescatore, lasciando la fanciulla amata per partire per la guerra, poneva tra le sue mani, quale pegno d'amore, una pianticella marina da lui raccolta, una specie di fiore che si levava con tentacoli e arabeschi, strano e irreale, bellissimo. Passò lungo tempo e la ragazza ingannava l'attesa tessendo una fitta rete per il suo pescatore. Quando il giovane tornò la rete era compiuta, ma nell'aprirla e stenderla a terra essa rivelò nella sua trama leggera l'impronta di quel fiore marino. Un miracolo dell'amore da cui nacque il merletto.
Un'altra storia parla invece di un pescatore, innamorato di una giovane, che pescava al largo, in laguna, quando la sua barca fu circondata da un gruppo di sirene: le sirene iniziarono a cantare una melodia talmente struggente che il giovane pescatore ne fu incantato e avrebbe voluto gettarsi in mare per seguire quelle voci e quel canto, ma fu trattenuto dal ricordo della sua innamorata che lo aspettava a casa per sposarlo.
Quando le sirene si accorsero che l'amore del pescatore era più forte della loro magia, uscirono dall'acqua e gli donarono un segno della loro amicizia e del loro rispetto chi dice un delicato ricamo di spuma, chi dice una leggera trina d'alga ... Il pescatore prese il dono e lo portò alla sua amata che fu così brava da copiare con ago e filo quel capolavoro del mare, facendo nascere il merletto



Comunque al di la’ delle leggende storicamente il merletto ad ago nasce a Venezia nella seconda metà del XV secolo quando la dogaressa Dandola Malipiero ne fondò la prima vera scuola e deriva dal ricamo, in particolare da quei punti che tendono a creare effetti di trasparenza: il punto tagliato, lo sfilato (vengono tolti alcuni fili dalla tela e poi si decorano i vuoti con vari punti), il reticello (il tessuto viene sfilato finché rimangono solo esili coordinate dalle quali si parte per creare i motivi decorativi). Questa tipologia è nota anche come "punto in aria", in quanto viene realizzata interamente con ago e filo, senza alcun supporto tessile. Il merletto ad ago si realizza su un cuscinetto cilindrico (uguale al tombolo dei fuselli) dove viene appoggiato il disegno tenuto sollevato dal murello, un piccolo cilindro di legno; seguendo i profili del disegno si esegue l’ordito (che verrà poi eliminato) sul quale si costruisce, con ago e filo, il merletto.
Nel Cinquecento Venezia diviene uno dei centri mondiali di questo artigianato, nato come attività prevalentamente domestica, guidata da nobildonne che nei loro palazzi davano spazio a veri e propri laboratori e scuole di ricamo. E fu proprio in quel periodo che editori specializzati stampano e diffondono i primi manuali di ricamo.
Dalle originarie sedi dei palazzi, l'attività esso si diffuse poi negli ospedali, negli ospizi e in tutti quegli istituti, per lo più gestiti da religiose, che offrivano ospitalità a giovani, le quali vi apprendevano un mestiere e con il loro lavoro pagavano la retta.

Nel Seicento centri importantissimi erano l'Ospizio per le giovani della Giudecca e il convento delle monache di San Zaccaria, quest'ultimo visitato anche da Cosimo III granduca di Toscana, che a lungo si soffermò sui diversi ricchi apparati per altare e alcuni merletti di punto di Venezia. La produzione era in gran parte controllata dai membri della corporazione dei Merciai, che commissionavano e ritiravano i prodotti finiti.


La produzione veneziana del merletto, sia ad ago che a fusello, conobbe una grossa crisi nel corso della seconda metà del XVII secolo a causa dell'intensificarsi della concorrenza da parte delle manifatture francesi e delle Fiandre, strutturate in modo molto più moderno e produttivo, presso le quali peraltro trovarono impiego molte merlettaie veneziane. Il governo della Serenissima cercò in vari modi di difendere questo importante settore artigianale, vietando l'espatrio delle merlettaie e concedendo privilegi a manifatture locali, ma nulla servì ad arrestare un inevitabile declino, tant'è che nella stessa Venezia si finirà per imitare il "point de France".
Verso la fine del Settecento e in tutto l'Ottocento il merletto quasi scomparve dall'abbigliamento.Dopo secoli in cui il merletto rappresentò una risorsa importante per tutta la zona lagunare, nel lungo periodo di decadenza tra il XIX e il XX secolo in cui la stessa Venezia visse nell'ombra, l'arte del merletto scomparve gradualmente anche dalle isole.

Bisognerà aspettare fino alla fine dell'Ottocento per veder rifiorire l'arte del ricamo, grazie soprattutto all'amore e all'impegno della contessa Adriana Marcello, che ne diffonderà la scuola e all'esperienza di una grande maestra, Cencia Scarpariola, autentica custode di segreti tecnici secolari.

Ancor oggi sufficientemente diffuso, i centri di maggior produzione del merletto sono Pellestrina, Chioggia e l'isola di Burano dove tuttora esiste la più importante scuola del merletto e anche un museo ad esso dedicato.

Rispetto a quelli realizzati a Venezia, Chioggia o Pellestrina, il merletto di Burano ha come caratteristica fondamentale la preziosa lavorazione ad ago, in particolare come giá detto con il punto in aria o punto Burano, che disegna fiori, stelle, piccoli animali creando un ornamento che fu apprezzato anche da re e regine di altri paesi: Luigi XVI, ad esempio, che per la sua incoronazione si fece

Ai giorni nostri purtroppo quest’arte si sta sempre piú perdendo anche se con mia grande gioia quando tre settimane fa tornata a casa per qualche giorno ho avuto modo di conoscere e di parlare con la signora Costantini Lucia (Terranova 98) e la sua vicina di casa Ida Senno, due autentiche buranelle, merlettaie con le quali ho avuto il piacere di intrattenermi un intero pomeriggio ad ammirare la loro maestria e la loro saggezza nell’arte del ricamo. Le signore con mia inaspettata fortuna si sono messe fuori dalle loro case a ricamare proprio mentre passavo di lá  e mi hanno  mostrato con giusto orgoglioi loro lavori. Lucia e Ida ricamano per tradizione, per passione e per amore alla loro terra e ci tenevano a dirmi che non hanno mai venduto i loro lavori, assolutamente troppo costosi per il turista mordi e fuggi che visita Burano un paio d’ore e compra souvenir cinesi. Ecco, queste due donne che tanto mi hanno fatto ricordano la mia nonna e le anziane della mia infanzia, mi hanno regalato un pomeriggio di autentica, dolcissima nostalgia. Burano è nel mio cuore.
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2 commenti:

  1. Se programmate una vacanza a Venezia dovete assolutamente visitare Burano! A questo link troverete tutte le informazioni sull'isola : http://www.isoladiburano.it

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  2. Se programmate una vacanza a Venezia dovete assolutamente visitare Burano! A questo link troverete tutte le informazioni sull'isola : http://www.isoladiburano.it

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