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martedì 11 marzo 2014

Dal 6 marzo Miele al cinema



Dallo scorso 6 marzo é possibile vedere nei cinema olandesi un filmialiano del 2013 intitolato Miele dell’attrice italiana e in questo caso regista Valeria Golino. Dopo aver già imboccato la strada della regia con il cortometraggio Armandino e il Madre, la Golino ci riprova, questa volta con il suo primo lungometraggio dietro la macchina da presa.


Ecco Miele, un film che al contrario della dolcezza che ispira il titolo sa essere aspro e duro, come lo è la morte assistita. "Ad alcuni colpisce la parte più livida, ad altri quella luminosità che in qualche modo possiede la storia", ha detto la regista riccioluta che, pur con la sua ampia carriera - anche internazionale - alle spalle, si presenta ai giornalisti con quella lieve trepidazione degli esordi. Il film narra la storia di Irene, una ragazza di trent'anni che ha deciso di aiutare le persone che soffrono: malati terminali che vogliono abbreviare l'agonia, persone le cui sofferenze intaccano la dignità di essere umano. Un giorno a richiedere il suo servizio è un settantenne in buona salute, che ritiene semplicemente di aver vissuto abbastanza. L'incontro metterà in discussione le convinzioni di Irene e la coinvolgerà in un dialogo serrato lungo il quale la relazione tra i due sembrerà infittirsi di sottintesi e ambiguità affettive.

Miele è il nome che una giovane (Jasmine Trinca), la nostra protagonista, utilizza durante l’orario lavorativo per mantenere l’anonimato di fronte ai clienti molto particolari con cui ha a che fare quasi ogni giorno. Massimo riserbo è, infatti, la regola d’oro di una professione che agli occhi di molti non solo è illegale, ma è addirittura inconcepibile: Irene, questo il suo vero nome, aiuta le persone a morire quando la malattia toglie loro la motivazione a protrarre una lotta divenuta vana.

Il film è liberamente ispirato al libro “A Nome Tuo” di Mauro Covacich e nonostante l’eutanasia sia onnipresente, riesce a farci concentrare non sulle sofferenze dei malati terminali, ma su Irene e la sua solitudine, la sua inquietudine, i suoi problemi, la sua vita finto-frenetica e realmente incasinata, ma soprattutto sulla sua crescita che subisce un’accelerazione il giorno in cui incontra l’ing. Carlo Grimaldi (Carlo Cecchi).
L’uomo è un settantenne perfettamente in salute che però ha il mal di vivere e vuole farla finita, ma ciò è contro i principi della ragazza che presto si rende conto di essere caduta in un inganno. Il risultato è la nascita di uno scontro-incontro tra i due animi sofferenti (anche se in modo diverso), un vero confronto tra due generazioni distanti che riescono a trovare il ponte attraverso il quale iniziare uno scambio da cui trarre ricchezza e nuova consapevolezza.

Alla fine i temi affrontati in questo film sono più d’uno: il tabù dell’eutanasia, che in Italia fa ancora paura nonostante siamo nel 2013, e soprattutto il rapporto tra i due protagonisti fragili, maturi, diversi e immersi in un continuo testa a testa che funziona nonostante ogni sviluppo dell’intreccio sia evidente e poco sorprendente. Ma, forse, è proprio il fatto che Irene e Carlo siano così umani e imperfetti a facilitarci l’immedesimazione.
(fonti internet)

http://www.biosagenda.nl/film_miele_26008.html

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